di Antonella Filippi
Per gentile concessione dell’autrice (Antonella Filippi), proponiamo il capitolo relativo alla nascita del Corso Sci-Alpinistico Invernale SUCAI 1951-52, estrapolandolo dalla biografia di Andrea Filippi (la cui stesura è in corso a cura della figlia Antonella). Questo scritto descrive la successione cronologica dei vari passaggi, frutto in particolare delle iniziative di Andrea, e conferma il “fil rouge” fra la propensione didattica d’anteguerra, trasmigrata nel mondo SUCAI attraverso la Scuola Boccalatte, ed il Corso di scialpinismo SUCAI, che si evolverà successivamente nella Scuola che conosciamo (Carlo Crovella).
Nella seduta del consiglio della SUCAI dell’8 febbraio 1951 Andrea non si ricandidò alle elezioni, intendendo lasciare la carica di Presidente della Sottosezione, e fu nominato revisore dei conti e direttore tecnico.
L’appassionato lavoro di Andrea negli anni 1949 e 1950 gli fruttò i graditi complimenti dei soci CAI nell’assemblea del 30 marzo 1951 e la riconoscenza dei suoi compagni SUCAI, i quali pensarono di regalargli un paio di ramponi Grivel. Il 20 aprile gli amici della SUCAI arrivarono a casa di Andrea con il regalo, accompagnato da una simpatica pergamena.
Per non dimenticare il grande maestro Gervasutti, il 7 febbraio Andrea presentò alla Scuola di alpinismo Gervasutti gli scritti inediti di Giusto, scritti che Andrea aveva incominciato a pubblicare su Scàndere del 1950.
La sua attività non si chiuse con le dimissioni da Presidente della SUCAI: durante il 1951, nelle sue funzioni di direttore tecnico, Andrea portò a termine altri ambiziosi progetti.
Aveva infatti incominciato a maturare in lui l’idea di una nuova Scuola di Alpinismo estivo. Presentò la sua proposta il 4 maggio 1951 al Consiglio della SUCAI che l’approvò.
Si legge nel verbale: «Prende la parola il direttore tecnico Filippi, che espone un programma di attività estiva già discusso con Gera e Tizzani in altra sede. Costatando che la scuola Boccalatte è stata sospesa dopo il 1949, e che la scuola Gervasutti ora in funzione ha diversi orientamenti; non condividendo il sistema della Scuola Boccalatte, che ritiene troppo “accademico”, propone di manifestare alla Sezione la necessità di creare, con l’aiuto della SUCAI, una Scuola di Alpinismo che, saltando il corso primaverile, svolga un corso estivo tendente a impartire, a elementi già allenati e consapevoli dell’alta montagna, una buona conoscenza pratica in materia. Ciò è necessario per dare indirizzo alpinistico a buoni elementi giovani, che altrimenti non andrebbero in montagna. Il corso estivo avverrebbe nel gruppo del Monte Bianco, la base di soggiorno sarà una villetta in legno a La Palud di Courmayeur di proprietà di De Coll. Vi saranno 4 turni di 8 giorni l’uno. Filippi dà quindi lettura di una bozza di programma gite, che prevede tre o quattro ascensioni per turno. A ogni turno parteciperanno sette allievi, un direttore e due istruttori. Espone quindi la parte finanziaria, che prevede un contributo della Sezione di Torino e della sede centrale onde alleggerire le uscite (affitto 200.000 Lire, provvigioni 165.000) e le quote di 13.000 e 10.000 Lire rispettivamente per allievi e istruttori. Parla quindi di argomenti secondari: lenzuola, stoviglie, corde, materiale alpinistico, premi per i più meritevoli, infortuni. Legge un elenco ipotetico di istruttori e partecipanti, e invita, se approvato il progetto, a presentare il programma per l’approvazione, alla Sezione.» (dal verbale SUCAI del 4 maggio 1951).
Il passo successivo fu quello di convincere gli istruttori della Scuola Boccalatte: Andrea riuscì solo parzialmente nell’intento e il 30 maggio dovette riferire ai compagni della SUCAI che: «Il Consiglio sezionale approva il programma, è disposto a fare le concessioni richieste; non quella del nome della Scuola Boccalatte non ritenendo di dover rinunziare alle caratteristiche accademiche che aveva la scuola nel passato.» (dal verbale SUCAI del 30 maggio 1951).
A quel punto Andrea propose di fare una scuola SUCAI dedicata a Mario Balzola (travolto da una valanga il 31 dicembre 1945 in Val di Cogne, NdR): non tutti erano d’accordo, i consiglieri cercarono soluzioni alternative, ognuno propose la sua e infine si decise di inviare di nuovo Filippi a riparlarne al Consiglio sezionale.
Dopo un’ora e mezza di discussioni con i consiglieri CAI, Andrea ritornò con qualche buon risultato che illustrò agli amici sucaini il 6 giugno: era stato approvato il contributo di 50.000 Lire ed era stato concesso parzialmente il nome della scuola con la formula: “Corso di Alpinismo SUCAI Torino sotto l’egida della scuola Boccalatte”. Per i locali, caduta la possibilità di utilizzare una villetta della Sezione al Colle del Gigante, si pensò di ricorrere all’affitto di casette prefabbricate dell’ing. De Coll.
I problemi però non erano finiti: il 5 luglio, quando ormai il corso era prossimo a partire, c’erano solo sei iscrizioni e gli istruttori non avevano dato conferma della loro partecipazione. I timori degli amici sucaini crescevano, Andrea cercava di infondere loro fiducia: il 12 luglio diceva ai compagni che «il nome dato al corso è garanzia degli istruttori, anche se i nomi dei singoli non sono stati dichiarati prima.»
Ma la situazione sembrò precipitare quando alle 23,30, dopo la discussione di varie proposte, chiudendo la seduta, il Consiglio si orientava a rinunciare al corso.
In calce al verbale del 12 luglio però il segretario Franco Tizzani annotava con soddisfazione che: «Pochi giorni dopo lo svolgimento di questo Consiglio, l’affluenza delle iscrizioni portava a un “tutto esaurito” delle medesime.
Venivano pertanto a cadere le determinazioni prese e il Corso estivo veniva effettuato.»
Il 17 luglio, al Monte dei Cappuccini, ci fu l’inaugurazione: Filippi, Lavini e Gera davano il benvenuto ai partecipanti, con le istruzioni necessarie. Il corso era diviso in quattro turni settimanali, dal 22 luglio al 19 agosto 1951.
Fu una bella esperienza così ricordata da Franco Tizzani: «Al campo base, sopra La Palud, è calata la sera. Pare che i sei piccoli chalet (portano tutti i nomi di montagne, tranne l’ultimo, che è la dispensa e che si chiama Gelsomina) si siano stretti intorno alla “casa madre” dalla quale escono luce e buon umore. All’interno dieci, dodici persone attorno ad un tavolo (0,80 x 2,70 m), stanno cantando. […] E’ questa la prima sera che passiamo al villaggio del Mayen ed io penso, cercando inutili raccordi, alla sera dell’ultimo Consiglio. Allora, sfavorevoli circostanze invogliavano la maggioranza dei miei amici a sospendere lo svolgimento del Corso, solo le bandiere di Gera e Fincati garrivano ancora in cima al pennone, la mia era vergognosamente a mezz’asta, le altre a terra. Poi le circostanze sono cambiate ed il fatto che attorno a questa tavola appositamente dimensionata si stia un poco strettini, è prova di un rallegrante successo. […] Alla Sezione di Torino, il ringraziamento della SUCAI per il contributo concesso. Lo scopo per il quale il Corso era nato, cioè di far compiere a giovani già consapevoli dell’alta montagna salite di medie difficoltà e di gettare perciò solo le basi per una regolare ripresa delle tradizionali attività della Scuola Boccalatte, è stato, a nostro parere raggiunto.»
Il corso si chiuse in attivo, con 418.830 Lire di entrate e 412.351 di uscite. Andrea era riuscito nella nobile iniziativa di portare i giovani in alta montagna, come gli aveva insegnato il suo maestro Giusto Gervasutti che ai giovani si era sempre rivolto con fraterna sollecitudine per fornire loro le basi non solo tecniche ma anche spirituali dell’alpinismo.
Ma in quell’anno 1951 la mente fervida di Andrea non si fermò: sulla spinta del successo del corso estivo maturò infatti l’idea di dar vita ad un corso di scialpinismo.
Già nel 1939 Giusto Gervasutti, che era direttore della Scuola di Alpinismo Gabriele Boccalatte, aveva impostato l’attività dividendola in tre corsi tra cui uno invernale con uso degli sci, in pratica il progenitore dei corsi di scialpinismo. Purtroppo le difficoltà connesse al conflitto mondiale impedirono una piena operatività di quel programma.
Quando nel dopoguerra, dopo la forzata interruzione dell’attività alpinistica, i giovani tornarono alla montagna, vi tornarono con poveri mezzi ma con grande entusiasmo. «In quegli anni nelle mezze stagioni si andava a scaldar le mani a Rocca Sella, ai Denti di Cumiana, ai Picchi del Pagliaio, paleo-palestre ormai invase dalle erbacce; ma d’inverno? Un manipolo di sucaini scalpita e insinua timidi approcci alla montagna invernale. I soldi sono pochi, anzi pochissimi, l’entusiasmo è alle stelle, i materiali primitivi (ma l’importante è andare), la tecnica sciistica spesso improvvisata, i mezzi di trasporto un’avventura (dalla bicicletta al carro merci) e neve, tanta, tantissima neve a partire da novembre. Dal ’47 al ’50 l’attività scialpinistica della Sottosezione Universitaria del CAI Torino, capitanata da Agostino Cicogna, fu molto intensa.» (da M. Faccenda, Sciare in Salita: 50 anni della Scuola SUCAI, Torino 2001).
Mancava però una scuola di scialpinismo: né in Italia né all’estero esisteva nulla di simile. Andrea intuì la possibilità di portare alla montagna invernale tanti giovani, con minori difficoltà e minori problemi tecnici rispetto a quelli presentati da una scuola di alpinismo. Cominciò così a sondare gli amici a lui più vicini: ne trovò un gruppo di disponibili, altri possibilisti, e si rese conto che la cosa era fattibile.
Il 9 novembre annotò nella sua agendina: “Ho preparato un progetto per un corso di alpinismo invernale … vedremo”. Il 14 novembre presentò il programma al Consiglio direttivo della SUCAI: “Corso di Alpinismo invernale”.
«Il Segretario dà lettura di una lettera di Filippi in merito a tale attività. Lo stesso Filippi dà i necessari chiarimenti: l’allestimento è meno oneroso del corso estivo; gli istruttori maggiormente reperibili; parla delle difficoltà dell’alpinismo invernale; offre la sua attività per l’organizzazione del corso e per le lezioni; considera l’inerzia della Scuola Boccalatte e ritiene per questo necessario un corso della SUCAI; non ritiene più opportuno chiedere l’egida e propone di dare al corso il nome di Mario Balzola. Si inizia la discussione. Il consigliere Balzola (Franco, fratello di Mario, NdR) vorrebbe dare al corso un indirizzo sci-alpinistico senza ascensioni vere e proprie e abolirebbe le tre gite in palestra. Il Vicepresidente Rabajoli, propenso all’indirizzo sci-alpinistico, approva i moventi morali, ritiene cosa facile trovare gli istruttori, e per quel che lo riguarda, offre il suo aiuto.
Tizzani è favorevole purché si dia all’iniziativa una certa levatura, ritiene necessaria almeno una gita in palestra e chiede selezione per gli allievi onde non si esauriscano i posti con l’assorbimento del gruppo disorientato della Scuola Boccalatte. Il Consigliere Fincati ritiene la cosa approvabile, propone di affidare ad una commissione il compito di studiare organizzazione e parte finanziaria e riferire al prossimo Consiglio. Il Consigliere Dente propone di rimborsare agli istruttori le spese di viaggio. Il Presidente riassume la discussione e incarica Filippi di elaborare e presentare per l’approvazione del Consiglio un progetto basato su questi punti: pochi allievi, che sappiano sciare – una gita precorso di selezione – istruttori di sicuro affidamento.»
Nella successiva seduta del 21 novembre 1951 il Corso era ormai cosa fatta: «Il Presidente dà lettura del progetto dettagliato del Corso Invernale presentato da Filippi. Il progetto viene discusso e approvato: si prendono accordi sulla compilazione e stampa del programma-regolamento; per la parte finanziaria si stabilisce di chiedere un contributo alla Sezione.»
Il Corso di scialpinismo SUCAI era nato! Il 16 dicembre la prima gita con traversata Sestriere-Fraiteve-Cesana e con ben 42 partecipanti: un successo.
Andrea era il Direttore del corso, gli istruttori: Franco Balzola, Italo Cattaneo, Paolo Filippi, Angelo Maggia, Edo Rabajoli e Arrigo Venchi; quota di iscrizione 300 Lire.
«Dato che lo scialpinismo ai tempi aveva ancora il fascino di un’avventura incerta, la necessità di chiedere l’aiuto del Padreterno era quanto mai sentita: quindi, prima di ogni gita, Santa Messa alle ore 5.00.» (da M. Faccenda, Sciare in Salita: 50 anni della Scuola SUCAI, Torino 2001).
Il corso «fu caratterizzato da scelte di gite poco note, in prevalenza in traversata, offrendo, cosa assai rara all’epoca, la possibilità di trovare il pullman per il rientro in città.»
«L’annunciato Corso di scialpinismo indetto dalla S.U.C.A.I. Torino ha avuto inizio, favorito da tempo magnifico, con due uscite a Sestriere e Gressoney e con la partecipazione complessiva di 91 fra allievi e istruttori, che si sono esercitati in discese su neve fresca e brevi gite. Dopo queste uscite di allenamento per gli allievi e di orientamento per i loro istruttori, si compiranno vere e proprie ascensioni con difficoltà gradualmente crescenti. Sono state inoltre tenute tre lezioni teoriche: Andrea Filippi, ideatore del Corso, ha parlato anzitutto della storia dell’alpinismo invernale; hanno fatto seguito lezioni sulla genesi delle carte topografiche e sugli aspetti della montagna invernale. Gli allievi hanno seguito numerosi e con molto interesse queste lezioni, mostrando di comprendere quanto contino, se unite alla tecnica, la teoria e la preparazione morale e materiale.» (da Lo Scarpone, Anno XXII, n°2, 16 gennaio 1952).
L’impostazione che Andrea aveva voluto dare al corso presentava una chiara linea di continuità con il taglio didattico che Gervasutti aveva già dato alla Scuola Boccalatte, quando aveva introdotto un sistematico calendario di lezioni teoriche che precedevano le uscite pratiche.
Anche le uscite sugli sci domenicali del 1951-52 furono precedute nel corso della settimana da lezioni teoriche, perché non bastava portare i giovani sulla neve, bisognava formarli verso una consapevolezza scialpinistica che potesse consentire loro una successiva autonomia. Le lezioni del mercoledì sera erano settimanali mentre le uscite erano quindicinali: gli argomenti delle lezioni del primo Corso andarono da quella di introduzione sulla “Storia dell’Alpinismo Invernale”, tenuta da Filippi, a quelle più prettamente tecniche, dalla Tecnica dello sci (Franco Balzola), alla Tecnica di alpinismo invernale (Franco Tizzani), alla Topografia (Roberto Fincati) fino alle nozioni di pronto soccorso (Renato Gera).
Andrea non era nuovo a questo tipo di esperienze: nel corso della primavera del 1951 aveva tenuto agli allievi della Scuola Gervasutti cinque lezioni sulla storia dell’alpinismo. Nei suoi appunti leggiamo la soddisfazione per l’attenzione suscitata in quelle specifiche occasioni e gli applausi ottenuti. Alla prima lezione c’era anche ad ascoltarlo un’ospite speciale e … “Quanta emozione a parlare con il mio dunin davanti”. Si trattava della futura moglie Alfonsina, che Andrea chiamava affettuosamente “Dunin”.
Nella stagione invernale 1951-52 del corso di Scialpinismo furono organizzate sei gite con un numero crescente di partecipanti: gli istruttori erano come dei fratelli maggiori che con tanta passione portavano i giovanotti sulla neve in montagna. Partecipò sovente alle gite anche Emanuele Andreis, accademico di gran fama, Presidente della Sezione torinese del CAI e grande amico ed estimatore delle SUCAI.
Sul numero di ottobre ’52 di Monti e Valli, periodico trimestrale della Sezione di Torino, compariva, occupando tutta la prima pagina, un articolo di Maurizio Quagliolo dal titolo “Sci Alpinismo 1952”: in esso si denunciava il complessivo disinteresse per lo scialpinismo da parte degli organi centrali del CAI e della FISI e si metteva in luce l’iniziativa della SUCAI che, per prima in Italia, e a quanto ci risulta in Europa, aveva avviato una forma organica di addestramento sotto forma di corsi (la denominazione di Scuola comparirà ufficialmente con l’ottavo corso, nella stagione ’58-’59, NdR) per salire le montagne d’inverno e scenderle in sci con diletto.
La SUCAI aveva visto giusto: nel giro di pochi anni infatti sorgeranno prima nel Nord Italia e poi anche al Centro, numerose Scuole che prenderanno tutte, come modello, la SUCAI di Torino, a volte addirittura chiedendone l’autorizzazione e l’assistenza organizzativa.
Andrea Filippi, dopo aver creato con passione il Corso di scialpinismo e dopo averlo seguito per il primo anno, nei mesi successivi si defilò perché assorbito da altri impegni all’interno del CAI Torino. Aveva però la consapevolezza di aver lasciato il Corso in mani salde e sicure. Ricomparirà una volta sola nella Scuola in occasione di una gita al Col Serena durante l’8° corso
Dopo il ’52 le energie di Andrea si stavano focalizzando sulla gestione rifugi della sezione del CAI Torino. Era infatti di quegli anni il progetto della costruzione di un nuovo rifugio Torino che sostituisse il vecchio, costruito nel 1899 al Colle del Gigante, e ormai del tutto inappropriato per le esigenze dell’alpinismo contemporaneo.
Andrea correva verso nuove avventure, ma il suo passaggio nel mondo dello scialpinismo non restò effimero, anzi…