di Elena Cottini
Alle prese con l’organizzazione di una uscita degli Inviti all’Alpinismo, potendo contare su istruttori dalle provate capacità alpinistiche e allievi molto motivati, mi metto a cercare una salita partendo dal “nostro” Bivacco Gervasutti. Scrivo “Jorasses” e il nome del bivacco: come terzo risultato della ricerca mi compare una relazione pubblicata il 6 agosto del 1949 sul “The Journal of Alpine Club” inglese. I due alpinisti raccontano della salita all’Arete des Hirondelles e di come sarebbe stato meglio avere un punto di appoggio più vicino al colle invece che a metà percorso a soli 2.360 metri “in modo da poter completare la traversata del ghiacciaio del Freboudze un giorno e poter affrontare riposati la salita all’Arete quello successivo.
Pare che il Club Alpino Italiano abbia intenzione di costruirne uno più in alto a breve”.
Ed è infatti del settembre del 1949 la posa della Capanna Gervasutti (negli anni il termine Capanna è stato poi sostituito con Bivacco), a seguito della proposta fatta al Consiglio Sucai nell’aprile del 1947 da Andrea Filippi. Sarebbe stato bello (alla fine siamo costretti a ripiegare su un’altra meta per colpa del maltempo) poter festeggiare i dieci anni dalla costruzione e posa del nuovo Bivacco, avvenuta nel 2011, con gli Inviti. Il modo migliore per ricordare lo spirito di Andrea, allievo di Giusto Gervasutti, con cui aveva scalato appena ventenne il Trident du Tacul e primo Direttore della Scuola di scialpinismo della Sucai nel 1951.
Gervasutti aveva scritto: “Non c’è modo migliore di onorare il compagno caduto che intitolare alla sua memoria una nuova via”. Andrea volle fare qualcosa di più e costruire una Capanna da dedicare al “Fortissimo”. Per questo motivo portò all’attenzione del Consiglio della Sucai la sua proposta motivandola con queste parole: “Noi giovani, che da Lui tanto avevamo avuto, a cui aveva dedicato le sue ore di città, di palestra e di salita, abbiamo verso Giusto un dovere: quello di seguirlo per la via che ci ha tracciata. Vorremmo però che il grande maestro fosse presente sempre fra gli alpinisti oggi, domani e nel tempo in modo tangibile. Propongo quindi che l’idea di una capanna intitolata a Giusto Gervasutti parta proprio da noi giovani della Sucai”.
Leggendo una sua lettera dell’estate al 1949, quando si era ormai alle fasi conclusive della costruzione, ho rivissuto lo stesso entuasiamo con cui 62 anni dopo ci siamo ritrovati alla base della Val Ferret per assistere al decollo dell’elicottero che avrebbe trasportato il nuovo Bivacco sullo sperone roccioso a 2.835 metri proprio sotto la via sulla parete Est delle Grandes Jorasses, aperta da Giusto Gervasutti e Giuseppe
Gagliardone nel 1942 e ripetuta in solitaria invernale da Renato Casarotto nel 1985.
“La Vachey, 14 agosto 1949. Quasi mi trema la mano dalla gioia e dalla commozione di poter dire le grandi e belle novità della mia più grande passione. Giunto a Courmayeur ieri mattina ho trovato Edoardo (Rabajoli) e Gastone (Frascio) soddisfattissimi degli alpini che erano giunti il giorno prima da Aosta e ancora più contenti perchè il Rivetti ci aveva procurato due veri minatori. Mentre si organizzavano i trasporti per far avere ai minatori e alle guide viveri e rifornimenti, lassù in alto sento rintronare tutto il vallone sotto i colpo dei minatori che stanno preparando la piazzola, mentre gli alpini ormai stanchi della giornata si riposano in tenda. Qui è un lavorio tutto di organizzazione unito a quello di aiuto attivo per il trasporto degli innumerevoli pezzi di tutte le dimensioni che ora sono sparsi sulla morena, per la roccia e via via fino al ghiacciaio. Quanto è grandioso lassù l’ambiente in mezzo a quelle seraccate con nello sfondo le impressionanti pareti nere e gialle dove ha arrampicato e vinto Giusto”. Il testo è una lettera di Andrea Fillippi a colei che sarebbe diventata sua moglie, che riporto qui per gentile concessione della figlia Antonella.
I corrispondenti dei vari Andrea, Edoardo, Gastone e Rivetti che, nell’ottobre del 2011, assistono al decollo dell’elicottero per portare in quota i moduli del nuovo Bivacco Gervasutti, sono i Sucaini dell’ultima generazione: il responsabile del gruppo di lavoro: Guido Vindrola, Direttore della Scuola di Scialpinismo negli anni 1982, 1984 e 1985; l’architetto che ha progettato, insieme a Stefano Testa e LEAP Factory, il nuovo e avveniristico Bivacco nella sua forma attuale: Luca Gentilcore, istruttore della Scuola; i responsabili della costruzione impianti: Enrico Pons, Direttore della scuola negli anni 2011-2014, Gianpaolo Pittatore, membro del Consiglio della Sottosezione Sucai e Luca Necchi, istruttore della Scuola, responsabile della Sottosezione Sucai e custode del Bivacco; i geologi responsabili delle analisi
nivologiche: Alberto Morino, Agostino Guarienti e Federico Valfrè di Bonzò, rispettivamente istruttori e allievo della Scuola di Scialpinismo Sucai. Hanno dato inoltre il loro contributo, ciascuno secondo le proprie competenze: Flavio Bakovic (Istruttore), Marco Bongiovanni (Direttore della Scuola dal 2015 a oggi), Riccardo Brunati (Istruttore) e anche io (responsabile della Sottosezione Sucai dal 2013 al
2016) che per il Bivacco mi sono occupata della parte di ufficio stampa e comunicazione, con le serate di presentazione del progetto al Monte dei Cappuccini a Torino, a Courmayeur e a Milano, presso la sede del Touring Club Italiano.
Tra di loro un ospite speciale: Mario Schipani (Direttore della Scuola dal ’66 al ’69 e poi dal ’93 al ’97) e storico ispettore della Capanna, nonchè responsabile della prima ricostruzione avvenuta nel 1961.
Come Filippi e il suo gruppo di lavoro che ci misero poco più di due anni a costruire la Capanna, dal momento in cui Gian Maria Grassi (Direttore della Scuola dal 2004 al 2010) e Luca Gentilcore propongono l’idea durante una riunione del Direttivo della Scuola, passano un paio di anni al compimento di un’opera che fu altrettanto complessa nella sua realizzazione quanto quella realizzata da Filippi nel secolo scorso.
Quello che si è riproposto in quegli anni (come ricorda la figlia di Andrea Filippi, Antonella) è stato un “nuovo coinvolgimento globale dei sucaini”, che con lo stesso spirito si sono impegnati a far si che nel 2011, a 50 anni dall’ultimo rifacimento avvenuto nel 1961 e in occasione dei 60 anni della fondazione della Scuola Nazionale di Scialpinismo, un nuovo Bivacco venisse posizionato al cospetto del Monte Bianco.
Leggiamo in un articolo pubblicato nel novembre 2011 dalla prestigiosa rivista di architettura “Domus”: “L’involucro, dopo una prima ipotesi (non praticabile) di riutilizzo di un trancio di fusoliera di aeroplano, sorta di readymade la cui sezione avrebbe fornito tutto l’occorrente, ha preso corpo in un guscio strutturale in materiale composito, resistente per forma, in grado di risolvere tutte le prestazioni meccaniche e coibenti in un’unica soluzione. Dovendo ridurre al minimo le operazioni in quota, da
subito il progetto era stato pensato in moduli, realizzati a valle e trasportati da un elicottero e infine agganciati a una trave-binario trapezoidale, anch’essa in composito, fissata alla roccia in sei punti distribuiti su metà della lunghezza. Il resto è a sbalzo, una posizione scomoda e davvero estrema, dovuta non solo al piacere della sublime vertigine, ma anche a dettagliate analisi nivologiche, per sottrarsi alla spinta inesorabile di eventuali valanghe o frane, nonché offrire una superficie ridotta ad accumuli di neve sui pannelli fotovoltaici integrati nel tetto. L’aspetto impiantistico, peraltro, è particolarmente complesso, dovendo garantire un funzionamento senza manutentore.”
L’energia elettrica è prodotta da unità fotovoltaiche con accumulatori di ultima generazione e permette l’illuminazione interna e l’utilizzo di piastre elettriche per cucinare. E’ energeticamente autosufficiente e, grazie alla presenza di un computer di bordo connesso a internet via satellite, il Bivacco Gervasutti è costantemente collegato con il mondo esterno, rileva lo stato di funzionamento dell’impianto elettrico
ed invia i dati acquisiti.
Negli ultimi anni è diventata una meta frequentata anche dalle Guide Alpine di Courmayeur e dai loro clienti, e grazie al loro passaggio i tratti più esposti sono messi tutti in sicurezza, rendendo più agevole la salita.
Il 20 ottobre del 2021, a dieci anni esatti dal decollo di quell’elicottero dalla Val Ferret con i moduli dell’elicottero, Guido Vindrola e Agostino Guarienti sono saliti in rappresentanza della Sucai al Bivacco. Con l’occasione hanno sostituito il vecchio libro con uno nuovo, portando a valle le firme di chi è salito in questi anni, da Patrick Gabarrou a Kilian Jornet a Federica Brignone insieme a centinaia di altri alpinisti che sono passati da qui: chi per semplicemente passarci una notte, chi per una corsa in giornata e chi per ripercorrere la Via dell’Amicizia alla parete Est delle Petites Jorasses, salita la prima volta nel 1962 da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, detta anche Via dell’amicizia in ricordo degli amici scomparsi un anno prima durante il tentativo sul Pilone Centrale del Frêney.